Bologna, è cosa nota, da qualche tempo è Città della Musica Unesco. Sorvoliamo sulle polemiche (molte), che si potrebbero aprire sul come in passato è stato usato questo riconoscimento. Di festival, di rassegne, di locali che propongono i loro concerti, ce ne sono a iosa in città. Un po’ per tutti i gusti, dal pistacchio alla crema..
Festival e rassegne simili ce ne sono però in molte altre città (e non è questa la sede per discutere della qualità di tali proposte), ma il punto è che a Bologna c’è da più di vent’anni un festival che non ha paragoni in nessun’altra parte in Italia e nemmeno forse in Europa (solo l’ex Klangspuren austriaco): il Festival di Angelica, per il quale ci spendiamo senza timore di smentita, perché lo seguiamo con attenzione e passione sin dai suoi albori. Da quando l’indimenticato Mario Zanzani scommetteva (basta fare un breve calcolo: questa è la 23 esima edizione), insieme a un giovane Massimo Simonini, su musiche altre. Scommetteva sull’Altrove. Su qualcosa che non era ancora ben codificato, non ancora chiuso all’interno delle griglie di una definizione di genere precisa.
Bologna culturalmente, a livello internazionale, è soprattutto Cineteca, Orchestra Mozart, Arte Fiera e Angelica Festival. È per queste manifestazioni che i riflettori internazionali vengono puntati sulla nostra città. E a leggere il nuovo programma di Angelica c’è da gioire ancora una volta. Difficile, scusate se insistiamo sull’originalità senza pari che caratterizza il festival, trovare all’interno di uno stesso programma musiche di Olivier Messiaen, Terry Riley, Morton Feldman, Gerard Grisey, Giacinto Scelsi, Stefano Scodanibbio, Adriano Guarnieri... La frase che ha scolpito Massimo Simonini sul programma di questa edizione che, tra il 3 maggio e il 2 giugno, occuperà diversi spazi di Bologna, Lugo di Romagna e Modena, è la seguente: «Dobbiamo cambiare l’abitudine all’ascolto e trasformare i riferimenti storici che spesso ci costringono a esaminare i fatti musicali più in termni formali che emozionali». E l’assessore Ronchi che è un entusiasta/istintivo in conferenza stampa ha detto: «Angelica è il miglior festival di musica contemporanea in Italia». Confermando inoltre che i lavori di ristrutturazione al San Leonardo cominceranno alla fine del mese per concludersi entro l’autunno, quando il teatro che fu di Leo de Berardinis diventerà una Casa della Musica gestita da Angelica.
Il via alla nuova edizione del Festival (che in anni passati ha fatto conoscere in Italia John Zorn e Heiner Goebbels, giusto per citare due nomi ora noti agli appassionati di musiche altre e diverse, che si muovono tra il jazz informale e l’accademismo continuamente sporcato da letteratura, suoni etnici e voci del ghetto), sarà dato il 3 maggio dall’organo di Oliver Latry (è l’organista di Notre Dame...), che alla Basilica dei Servi eseguirà le meravigliose Quattro meditazioni sinfoniche che fanno parte dell’Ascensione di Olivier Messiaen.
Il protagonista, se proprio dobbiamo battezzarne uno, di questa edizione sarà Terry Riley, uno dei padri del minimalismo americano (il suo In C del 1964 ha dato via al movimento) che farà concerti dal 7 al 10 maggio con il figlio Gyan alla chitarra e Tracy Silverman al violino elettrico a sei corde. E soprattutto eseguirà, in prima assoluta, Organum for Stefano, una composizione dedicata all’amico Stefano Scodanibbio (insieme sono stati ospiti di Angelica incidendo anche un disco per il festival), che in seguito a una terribile malattia, ha deciso di andare a morire (assistito) in Messico.
Altro omaggio di Angelica quest’anno sarà fatto a uno dei pionieri della musica americana, Morton Feldman (1926-1987) del quale il coraggioso Quartetto d’Archi di Torino proporrà lo String Quaret II, che dura la bellezza di sei ore. E non è la prima volta che la nostra città ospita una delle esecuzioni «infinite» di Feldman. Ricordiamo (e con piacere) una Triadic Memories (il più lungo pezzo per pianoforte mai scritto) con John Tilbury ospite di Bologna Festival. Per approfondire la poetica di uno dei più curiosi compositori del ventesimo secolo consigliamo vivamente la lettura di Pensieri verticali, da poco pubblicato da Adelphi a firma di Feldman, che nell’86 compose una partitura per flauto e pianoforte For Christian Wolff. Ed ecco un altro collegamento in Angelica, perché Wolff il 24 e il 25 maggio eseguirà a Bologna tre prime italiane e una prima assoluta. Altra ospite, il grandissimo Arto Lindsay che il 2 giugno davvero ci porterà nell’Altrove.
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