Tempo di medioevo, tempo di misteri. Tre leggende su Bologna.
Non a caso si chiama era oscura. In quanto a leggende, il medioevo è l’epoca dove le persone, perseguitate da guerre, malattie e carestie, facevano molto affidamento sui simboli e sul racconto per cercare di prevedere il destino che spettava loro.
Non a caso si chiama era oscura. In quanto a leggende, il medioevo è l’epoca dove le persone, perseguitate da guerre, malattie e carestie, facevano molto affidamento sui simboli e sul racconto per cercare di prevedere il destino che spettava loro.
L’epoca dei lumi era ancora lontana, e le dicerie fornivano una scialuppa collettiva alla malasorte,
un modo per fissare alcune regole in un periodo turbolento. Bologna non
era da meno, e nel tempo le vicende storiche hanno incontrato i miti
religiosi, creando così alcune leggende.
Vediamole insieme:
Vediamole insieme:
Il miracolo del Baraccano
Leggenda
Durante un assedio condotto contro la città dalla Lega Santa nel 1511, soldati spagnoli minarono la mura del Baraccano. Al momento dello scoppio, i bolognesi assediati videro un miracolo: mura e chiesa annessa letteralmente si erano alzati in aria ed erano poi ricaduti sul posto, senza scomporsi. Terrorizzati da quanto avvenuto, gli assalitori levarono le tende la primavera successiva. La Madonna del Baraccano aveva scacciato gli invasori.
Durante un assedio condotto contro la città dalla Lega Santa nel 1511, soldati spagnoli minarono la mura del Baraccano. Al momento dello scoppio, i bolognesi assediati videro un miracolo: mura e chiesa annessa letteralmente si erano alzati in aria ed erano poi ricaduti sul posto, senza scomporsi. Terrorizzati da quanto avvenuto, gli assalitori levarono le tende la primavera successiva. La Madonna del Baraccano aveva scacciato gli invasori.
Verità
L’assedio e l’episodio ebbero luogo. Tuttavia, le evidenze storiche portano a pensare a una esplosione superficiale, che nulla sollevò se non un vasta nube di detriti. E nel “polverone” ognuno ha potuto vedere quello in cui credeva.
L’assedio e l’episodio ebbero luogo. Tuttavia, le evidenze storiche portano a pensare a una esplosione superficiale, che nulla sollevò se non un vasta nube di detriti. E nel “polverone” ognuno ha potuto vedere quello in cui credeva.
La Madonna di San Luca
Leggenda
Si dice che a portare l’icona odigitrica della Madonna di San Luca sul Colle della Guardia, sede della Basilica, fu un Santo eremita, Teocle Kmnya. Giunto a Costantinopoli dinanzi all’effige, venne informato che il dipinto era stato realizzato da San Luca in persona, e che doveva trovare collocazione presso un colle chiamato Monte della Guardia. Giunto a Roma, a Teocle venne indicata proprio la città di Bologna. L’icona venne accolta con giubilo e pellegrinaggi.
Si dice che a portare l’icona odigitrica della Madonna di San Luca sul Colle della Guardia, sede della Basilica, fu un Santo eremita, Teocle Kmnya. Giunto a Costantinopoli dinanzi all’effige, venne informato che il dipinto era stato realizzato da San Luca in persona, e che doveva trovare collocazione presso un colle chiamato Monte della Guardia. Giunto a Roma, a Teocle venne indicata proprio la città di Bologna. L’icona venne accolta con giubilo e pellegrinaggi.
Verità
La Chiesa di S. Maria del Monte della Guardia nel 1194 fu fondata da Angelica Bonfantini, fondatrice e prima Badessa del Romitorio. Molto probabilmente, essa portò nella nuova chiesa un dipinto già in possesso della sua famiglia.
La Chiesa di S. Maria del Monte della Guardia nel 1194 fu fondata da Angelica Bonfantini, fondatrice e prima Badessa del Romitorio. Molto probabilmente, essa portò nella nuova chiesa un dipinto già in possesso della sua famiglia.
Gli approdi dei Pepoli
Leggenda
Affissi
alle mura esterne di Palazzo Pepoli, edificio in proprietà a una delle
più grandi famiglie bolognesi del medioevo, ci sono eleganti ferri
arcuati che terminano con una testina di serpente.
E’ diceria diffusa che la loro funzione, in antichità, fosse quella di ormeggio dei natanti dei Pepoli, che si potevano così spostare per la città in barca, attraverso il canale Savena. Una sorta di Venezia emiliana, insomma.
E’ diceria diffusa che la loro funzione, in antichità, fosse quella di ormeggio dei natanti dei Pepoli, che si potevano così spostare per la città in barca, attraverso il canale Savena. Una sorta di Venezia emiliana, insomma.
Verità
La portata del (questo sì esistente) canale Savena, è talmente esigua da non permettere il varo di nessuna barca. La chiusa di San Ruffillo, che devia il flusso dal fiume e la dirotta in città, non riuscirebbe ad alimentare abbastanza il canale per questo scopo. I ferri arcuati altro non sarebbero se non una versione elegante dei fermi per cavalli, ben presenti in tutte le case nobiliari.
La portata del (questo sì esistente) canale Savena, è talmente esigua da non permettere il varo di nessuna barca. La chiusa di San Ruffillo, che devia il flusso dal fiume e la dirotta in città, non riuscirebbe ad alimentare abbastanza il canale per questo scopo. I ferri arcuati altro non sarebbero se non una versione elegante dei fermi per cavalli, ben presenti in tutte le case nobiliari.

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