11 feb 2012

L'Alma Mater va nello spazio con il primo satellite didattico

Creato da studenti e ricercatori della facoltà di Ingegneria di Forlì, verrà lanciato dalla Guyana francese.

 

 Un satellite «didattico» porta l'Alma Mater di Bologna nello spazio. Lunedì prossimo, 13 febbraio, dalla Guyana francese partirà AlmaSat-1, il satellite prodotto dal laboratorio di Microsatelliti e microsistemi spaziali della seconda Facoltà di ingegneria dell'Alma Mater a Forlì. Lo strumento di ricezione e trasmissione satellitare sarà incluso come carico secondario sul nuovo lanciatore dell'Agenzia spaziale europea, chiamato «Vega»..

 

Il satellite è un cubo di 30 centimetri per lato e 13,5 chili di peso, progettato e costruito da studenti e ricercatori dell'Alma Mater guidati dal professor Paolo Tortora. Il laboratorio ha iniziato i suoi lavori nel 2004 e sul satellite, negli anni, hanno messo le mani una quarantina di studenti (oltre ai tecnici del laboratorio) durante il tirocinio o per la tesi di laurea, occupandosi ognuno di un piccolo sottosistema.
La finalità didattica, del resto, è il motore principale del progetto. Lo stesso funzionamento del satellite, collegato direttamente con la base di Forlì, permetterà agli studenti del corso di imparare come funzionano le comunicazioni satellitari. Per le prime ore dal lancio, spiega Tortora, «è previsto un monitoraggio costante, per accertarsi che tutto funzioni e vada per il meglio. In seguito, il controllo passerà in automatico». In caso di problemi, è stato creato anche un sistema di allarme che avvisa il personale del laboratorio via sms.
Il satellite AlmaSat-1 è in sostanza un prodotto fatto in casa. Il sistema è «semplice e a basso costo», spiega Tortora, ed è stata utilizzata «componentistica commerciale in ambito spaziale». Le batterie, ad esempio, sono a ioni di litio, come quelle si trovano comunemente nei cellulari. E i pannelli solari sono stati costruiti «completamente in casa, a partire dalle singole celle». Anche il sistema di propulsione è stato realizzato in laboratorio ed è un esperimento. Si tratta, spiega Tortora, di un «sistema a propulsione miniaturizzato a gas freddo. In un serbatoio è contenuto dell'azoto compresso che viene fatto espandere attraverso dodici micro-ugelli. Si genera così una spinta propulsiva piccolissima, sufficiente però a permettere il controllo d'assetto e il corretto puntamento del satellite». (fonte: Dire)
 

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