19 ago 2016

Pokémon al bando nei musei di Bologna

«Caccia» aperta ai mostriciattoli invece in Pinacoteca e anche l’aeroporto Marconi non ha messo limiti, a differenza per esempio degli scali tedeschi.
Intanto, la mostra di Bowie macina 1.000 biglietti al giorno.


Pikachu e Charmander si nascondono anche attorno a monumenti e luoghi di interesse artistico.
Per questo Pokémon Go, l’app di Niantic che tiene incollato il mondo allo smartphone può essere considerato motore di turismo.
Non però nei musei civici di Bologna.
Dove il cellulare — anche per le fotografie — non è gradito.
Al cacciatore di mostriciattoli virtuali può in effetti interessare solo la preda e non la sua location.


DOVE - Le biblioteche, invece non mettono barriere, e anche la Pinacoteca si apre all’approccio ludico. Pokèmon Go è addirittura il benvenuto all’aeroporto Marconi di Bologna.
Al Mambo, dove la grande mostra «David Bowie Is» ha già totalizzato 20.000 presenze (dall’apertura del 13 luglio) l’unico gioco consentito è quello più edificante di scoprire le infinite vie dell’espressione artistica attraverso il percorso parallelo «Bowie Experience» del dipartimento didattico.

ALLA MOSTRA SU BOWIE - «Si iscrivono almeno 40 persone al giorno», dice Lorenzo Sassoli de Bianchi, Presidente dell’Istituzione Musei, «e anche i centri estivi per bambini e ragazzi sono frequentatissimi». 
Basta il nome del Duca Bianco, dunque, per attirare una media di mille persone al giorno.
«Così raggiungeremo l’obiettivo dei 25.000 visitatori entro il 31 agosto, per essere sicuri di coprire il budget della mostra — precisa ancora il numero uno dell’Istituzione — È un evento europeo e tra questi 20.000 visitatori la maggior parte sono stranieri. 
Sono turisti: fa bene alla città. 
Era questo il nostro scopo. 
Da settembre — è la previsione — inizieranno lunghe code, quindi suggerisco ai bolognesi di andare al Mambo in questi giorni».
Tornando ai cacciatori di Pokémon, però, non possono entrare?
«Non si tratta di un divieto — spiega Sassoli — ma i telefoni non si possono utilizzare all’interno della struttura. 
Se chi si occupa del controllo delle sale, ti vede armeggiare con lo smartphone, ti ferma».

AI MUSEI CIVICI - Lo stesso vale per tutti i musei civici cittadini, da Casa Morandi al Museo del Patrimonio Industriale.
Inflessibile è il Museo Ebraico, sull’onda del Washington Holocaust Museum, che vieta esplicitamente l’utilizzo dell’app.
«Giocare all’interno in una struttura, dove si ricorda anche la Shoah — fa notare Vincenza Maugeri, direttrice del Meb —   sarebbe davvero fuori luogo.
Da noi non è permesso utilizzare il telefono e fare riprese fotografiche, per ragioni di sicurezza. 
Per ora nessuno è venuto a cercare i pokémon, ma la nostra vigilanza è ben istruita».
Più cauto è lo staff di Genus Bononiae che ammette di stare valutando in questi giorni la linea da adottare.                                  

«CACCIA» APERTA IN PINACOTECA - In Pinacoteca, ancora, non si esclude l’effetto positivo della «caccia». 
«Se i pokémon possono spingere i cittadini ad interessarsi di arte — non si tira indietro la direttrice Elena Rossoni — tanto meglio».
Un po’ come agli Uffizi di Firenze, dove l’invasione degli animaletti guerrieri è stata vista di buon occhio. Anche le biblioteche cittadine non si sottraggono.
 «È difficile distinguere un giocatore da un utente   — sottolinea Silvia Masi, Responsabile di Salaborsa — .
Quindi, a meno che non si verifichino particolari episodi di disturbo, non metteremo divieti. 
Anzi, forse è un modo per portare la gente tra i libri».

IN AEROPORTO - E se negli aeroporti tedeschi, il gioco è bandito per ragioni di sicurezza, al Marconi, invece, sembra assai gradito.
Ci sono addirittura due Pokéstop all’interno dell’edificio, per tutti gli appassionati che, prima di volare dall’altra parte del mondo, preferiscono ricaricarsi proprio qui di uova e pokéball.    

http://goo.gl/L6mmxU

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